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Primo Maggio 2020 - Introduzione


Il Primo Maggio rappresenta da più di 130 anni l’idea forza dell’unità internazionale dei lavoratori, a tutte le latitudini soggetti alla precarietà del mercato capitalistico e accomunati dai medesimi interessi. È una data simbolo che ricorda la storica battaglia per la riduzione dell’orario di lavoro, sorta spontaneamente fin dalla fine del Settecento con lo stesso sviluppo capitalistico e con la nascita delle prime organizzazioni sindacali e operaie. Gli eventi tragici legati alla grande manifestazione di Chicago del 1886 (vedi cronologia e letture) spinsero i dirigenti della Seconda Internazionale fondata a Parigi il 14 luglio 1889 a generalizzare la scadenza a livello mondiale.

Antonio Labriola, riprendendo questa indicazione, tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, si batté per far approdare anche in Italia la lotta del Primo Maggio come «segno precursore dell’avvenire»: una scelta di campo di grande rilievo in un paese dove abbondava il provincialismo e dove i comparti del movimento operaio apparivano ancora concentrati in alcune aree assai limitate.

Il Primo Maggio da allora è stato imposto come ricorrenza ufficiale nel calendario di decine di paesi nel mondo, divenendo una tradizione nelle più disparate aree del pianeta. È il segno inequivocabile dell’estensione della classe dei salariati a tutti i continenti, cresciuta nella scala numerica odierna dei due miliardi di unità. Nel tempo sono stati costanti i tentativi di snaturare questa data simbolo, corrompendola con ogni genere di ideologia, aggregandola contro logica e storia alle ricorrenti campagne elettoralistiche o propagandistiche persino del fascismo o dello stalinismo, trasformandola in una innocua “festa nazionale” o religiosa. I principi di fondo e gli obiettivi del Primo Maggio in questi 130 anni si sono però rafforzati ed oggi si pongono con particolare urgenza ed evidenza.

Dopo decenni in cui sociologi, accigliati accademici o editorialisti sproloquiavano sulla «scomparsa della classe operaia» e sulla «fine dell’industria», ci si accorge, tardivamente e ipocritamente, dell’importanza del lavoro salariato. Così il “Financial Times” scrive che «è tempo di fare ammenda verso i lavoratori essenziali poco pagati»; per “Le Monde” «i lavoratori invisibili escono dall’ombra» e la crisi pandemica dimostra l’importanza di categorie come le cassiere del supermercato, gli addetti alle pulizie, gli operai delle fabbriche e dei trasporti, o di servizi chiave come il gas o l’energia, definiti «ingranaggi essenziali per la vita del paese». Poi ci si “accorge” dell’importanza delle centinaia di migliaia di addetti all’agricoltura, in gran parte migranti che, bloccati come irregolari, non possono lavorare nei campi, nella raccolta stagionale dei fiori come delle arance e più avanti delle pesche o nella vendemmia. Intanto, mentre si profila un rallentamento economico epocale, si acuisce il contrasto tra le potenze, USA, Cina, Europa, Russia, lasciando presagire tempi sempre più burrascosi. Da sempre il Centro di documentazione “Antonio Labriola” invita a partecipare al corteo dei Circoli Operai. Pur nelle condizioni particolari di questo Primo Maggio 2020, segnato dalla crisi pandemica, si avvertono più che mai l’urgenza e la necessità di impegnarsi nel solco di tre elementi chiave della storia del movimento operaio: l’internazionalismo, l’accoglienza e la solidarietà.







In questa sezione del sito si trovano una cronologia generale delle origini storiche del Primo Maggio e alcuni cenni sulla genesi dell'inno che sottolinea le radici internazionali del movimento operaio. Le immagini curate da Diego Surace e dalla storica dell’arte Maria Grazia Imarisio proporranno un viaggio attraverso l’evolversi dell’iconografia del Primo Maggio e del lavoro più in generale. Le letture dell’attrice Eleni Molos ci riporteranno al Primo Maggio di Chicago del 1886 e alle fiere dichiarazioni internazionaliste dei Martiri August Spies e Albert Parsons. Infine, in occasione del 150° anniversario della nascita di Lenin, riportiamo un brano dai “Quaderni sull’imperialismo” sulla Prima Internazionale in cui si legge tra l’altro che «un proletariato d’avanguardia può mantenersi solidarizzando, appoggiando quelli che sono rimasti indietro»: un richiamo oggi di straordinaria attualità.


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