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Nel Ghetto di Varsavia

Tratto da "Primo Maggio. Nella storia della classe operaia", Edizioni Lotta Comunista, 2019.

1941. Primo Maggio clandestino del proletariato ebraico
nella Polonia spartita tra nazisti e stalinisti

Il patto di non aggressione fra la Germania nazista e la Russia staliniana dell’agosto 1939, in cui viene stabilita la spartizione del la Polonia tra queste due potenze, sancisce il via definitivo alla Seconda Guerra mondiale.
A margine del patto Hitler-Stalin avviene la definitiva eliminazione dei comunisti tedeschi rifugiatisi in
URSS, consegnati dai russi alla Gestapo, e viene sciolto d’autorità il PC polacco, in quanto possibile elemento di disturbo degli accordi fra Berlino e Mosca.
Il Primo Maggio 1941 il mensile del Bund – il partito socialista dei lavoratori ebraici – del ghetto di Varsavia pubblicò il testo di questo volantino.

 

Festeggiamo per la seconda volta il Primo Maggio sotto l’occupazione hitleriana. Le strade di Varsavia, di Lodz, di Cracovia e di altre città polacche non vedranno le fiumane di cortei operai, non sventoleranno nel l’aria primaverile le bandiere rosse del socialismo, non salirà negli spazi il canto proletario dei “diseredati della terra”, in polacco, in yiddish, in tedesco, in ucraino.

Neppure gruppetti di cospiratori potranno riunirsi nelle strade, come avveniva al tempo degli zar o durante la Prima Guerra mondiale, sotto l’occupazione, per testimoniare con una manifestazione improvvisata, sia pur brevissima, del la vita e della lotta del socialismo, del movimento operaio in Polonia.

È ancora prematuro per la Polonia, schiacciata dallo stivale hitleriano, il tempo delle manifestazioni del Primo Maggio. Ma nel le soffitte, nei sottosuoli, nella clandestinità della cospirazione, dovunque si trovi in Polonia un operaio polacco o ebreo, dovunque regnino la miseria e la fame ma non sia stata ammessa la schiavitù hitleriana, dove le mani si tendano per spezzare le catene, festeggeremo la festa del Primo Maggio, la festa della liberazione del lavoro, la festa della fraternità dei popoli, la festa della libertà.

Festeggeremo questo giorno nel raccoglimento dello spirito.

Penseremo a tutti coloro che la forza brutale del nemico ha tolto per sempre dal le nostre file, che hanno dato la vita per una Polonia popolare e libera, per la grande causa del la liberazione sociale e nazionale.

Penseremo anche a tutti coloro che soffrono per la nostra gran- de causa nelle prigioni e nei campi di concentramento hitleriani, nel le cantine e nel le casematte sovietiche.

Constateremo che, malgrado la schiavitù, la dominazione e la notte che sembra ancora più fonda sulla Polonia, non dobbiamo perderci di coraggio.

Sconfiggere il nemico. L’hitlerismo non trionferà. Dovrà essere schiacciato e stritolato nel la polvere. E insieme a lui il regime capitalista, il regime del l’ingiustizia e del lo sfruttamento, il regime della miseria e della fame per gli uni, della ricchezza superflua per gli altri.

 



 

Primo Maggio 1943. La battaglia del Ghetto di Varsavia

La battaglia del Ghetto di Varsavia, assediato dalle SS, durò dal 18 aprile all’8 maggio 1943 e fu sostenuta dalla ZOB, l’organizzazione militare del Bund. Pubblichiamo la testimonianza di uno dei protagonisti.
Marek Edelman, nato a Varsavia nel 1921, aderì al movimento giovanile del Bund, il partito socialista dei lavoratori ebraici, e fu comandante di squadra della
ZOB durante l’assedio del 1943. Sottrattosi alla cattura, partecipò poi all’insurrezione di Varsavia dell’agosto 1944. Rimasto in Polonia, nel 1980 fece parte di “Solidarnosc” e fu imprigionato dal generale Jaruzelski.

 

Il comando del la ZOB decise di festeggiare il Primo Maggio con una azione speciale. Vari gruppi di combattimento escono nel settore con la missione di dare la caccia al numero più grande possibile di nazisti.

La sera ha luogo l’appello per il Primo Maggio. Breve discorso.

L’Internazionale. Nel mondo intero, sono pronunciate le stesse potenti parole. Ma l’Internazionale non è stata cantata mai, finora, in condizioni così tragiche, in un luogo in cui un intero popolo è morto e non finisce ancora di morire. Queste parole e questo canto, di cui le rovine fumanti rinviano l’eco, testimoniano che la gioventù socialista si batte ancora nel ghetto e che non le dimentica nemmeno di fronte alla morte.

Speciale 25 Aprile 2020:   Introduzione    Spagna clandestina    
La Resistenza tedesca al nazismo
      Letture      Aldo Garino